L’INGECOLOGIA

L’ecologia è la scienza che studia i rapporti tra i viventi e il loro habitat, tuttavia questa definizione è ormai vecchia. Oggi l’ecologia è una scienza che interagisce efficacemente con altre scienze (fisica, chimica, ingegneria) alfine di migliorare l’habitat dove vivono gli animali ma soprattutto (egoisticamente) l’uomo.

Si progettano e realizzano condizionatori sempre più efficienti, che consumano sempre meno energia; si progettano e realizzano automobili che inquinano sensi-bilmente meno delle precedenti; si costruiscono case a bassissima dissipazione energetica; si riutilizzano rifiuti; dai reflui zootecnici si ricava digestato e si produ-ce energia; è possibile depurare acque con impianti di fitodepurazione; con adeguate tecniche di ingegneria idraulica, i campi sono irrigati consumando poca acqua… e si potrebbe continuare fino a riempire ogni pagina di questo libro!

Uno dei primi connubi tra l’ingegneria e l’ecologia, si ebbe quando i primi monta-nari incominciarono ad arginare l’erosione del suolo impiegando rami morti e intrecciandoli tra loro, piantando talee arbustive, rinverdendo quella parte di pendio franato. Quando in collina e in montagna, i corsi di fiumi e ruscelli erano continuamente attenzionati, intervenendo continuamente e sostanzialmente sugli argini. Nacque l’ingegneria naturalistica. Oggi questa branca è diventata una vera e propria disciplina che studia e ricerca soluzioni ecologicamente compatibili con l’ambiente. Si ricercano metodologie nuove e innovative, ma soprattutto si ricercano i principi fisici e tecnici da applicare alle opere di sostegno o stabilizzanti o di controllo dell’erosione.

Ma l’ingegneria naturalistica non è il solo esperimento riuscito di applicazione tec-nica a principi ecologici. Oggi, per esempio, le aziende zootecniche riescono facil-mente a produrre energia elettrica e acqua calda dalla combustione di gas metano prodotto in camere di digestione dei reflui zootecnici. E alla fine quel digestato non viene buttato: ma lo si impiega nella fertilizzazione delle terre coltivate, con grandi e proficui risultati. L’ingegneria applicata all’agricoltura ha prodotto ottimi risul-tati anche nella irrigazione, con sistemi che utilizzano pochissima acqua, anche uti-lizzando sistemi informatizzati di controllo. E tutto questo è stato possibile grazie agli studi sulla evotraspirazione e sulla fisiologia nutritiva delle specie vegetali. Una esplosione di interessi scientifici che spazia dalla chimica, alla fisica, alla bo-tanica e che si completa nella parte applicativa nell’ingegneria teorica e pratica.

Sta prendendo piede, e potrebbe svilupparsi veramente con grande impeto, in ambito delle piccole e medie realtà urbane, la fitodepurazione. Interi condomini e microunità cittadine (unità suburbane, potrebbero abbattere le spese di trattamento acque scure e chiare, con impianti di fitodepurazione che utilizzando piante riesco-no a purificare efficacemente le acque delle loro abitazioni che altrimenti sono convogliate nelle fogne per essere depurate. Ovviamente il mero risparmio economico sulle tasse da pagare è un pretesto: la verità è che impianti di questo tipo au-mentano la compatibilità ecologica delle città e soprattutto aumentano le aree verdi considerate da sempre il polmone di filtrazione dell’aria sempre più inquinata. Ci sono impianti famigliari già pronti che si possono acquistare e installare con estrema facilità nei propri giardini. L’ingegneria anche in questo campo sta dando un proficuo supporto nella progettazione e nella ricerca di tecniche impiantistiche sempre più efficaci e alla portata di tutti.

L’ingecologia, è la scienza delle soluzioni ingegneristiche applicate al risparmio, al riutilizzo, alla implementazione dei principi ecologici di salvaguardia del territorio e dell’ambiente. L’ingecologia naturalistica è la regina di questa scienza: le sue soluzioni ormai sono tecnicamente e scientificamente provate e applicate in ogni dove con risultati eccellenti da un punto di vista strutturale e naturalistico. Le palificate vive, per esempio, opportunamente progettare e realizzate, verificate struttu-ralmente, sono opere di consolidamento e di sostegno che abbelliscono il nostro territorio: che nascondendosi agli occhi del visitatore, svolgono compiti che gli studi ingegneristici hanno ormai convalidato e che applicano i risultati di ricerche di studiosi che cercano di scoprire nell’impiego delle stesse risorse naturali il gioco delle forze e delle loro risultanti.

Le terre armate sono impiegate con successo nelle scarpate, nei rilevati in controripa, nei terrazzamenti: i principi di questa tecnica, del resto, sono antichi e strutturalmente convalidati dalla stessa storia. Oggi l’impiego di geogriglie in polimeri estrusi ad alta intensità o in metallo a doppia torsione, sono il complemento ideale rispetto alle canne di bambù o alle fibre vegetali utilizzate nei tempi antichi. Le aziende in tal senso sono impegnate alla ricerca di tecniche e prodotti sempre più a basso costo e ad elevate prestazioni. Molti altri studi, studi riguardano, per esempio, l’impiego di specie vegetali (finora solo erbacee) arbustive per aumentare la resistenza del rilevato, sfruttando la loro radicazione nel terreno del rilevato.

L’ingecologia naturalistica delle specie rinverdenti ad elevato sviluppo radicale è un altro dei fronti caldi dello sviluppo di questa scienza. Aziende leader nel settore hanno messo a punto specie vegetali modificate che riescono ad avere sia la parte epifita che quella geofita estremamente sviluppate. L’utilizzo di queste specie ostacola efficacemente fenomeni naturali quali il ruscellamento e garantire una resi-stenza a taglio del terreno grazie allo sviluppo abnorme delle radici delle specie utilizzate. Questa tecnica di idro-semina è rapida e può essere facilmente applicata ad una varietà di scenari territoriali. Grazie, infatti, all’idro-semina con elicotteri è possibile rivegetare zone di collina e montagna altrimenti difficilmente raggiungibi-li con altri mezzi.

Il termine ingegneria naturalistica è dunque ormai povero di significato, oserei dire riduttivo e sminuito nella sua importanza. Non esprime appieno le potenzialità di questa scienza. “L’ingegneria naturalistica è una disciplina tecnico-scientifica che studia la modalità d’utilizzo come materiali da costruzione di piante viventi, parti di loro ed intere biocenosi vegetali, spesso associate a materiali non viventi come pietrame, terra, legname ed acciaio”, diceva Hugo Meinard Schiecht. Ma oggi non è più così.

Oggi l’I.N. non studia solo la modalità di utilizzo di materiali più o meno conside-rati naturali, ma è il mezzo per esprimere tecnicamente i principi ecologici che regolano l’ambiente. Questa maggiore interazione tra scienza, o meglio tra scienze, e tecniche applicative è oggi molto più profonda di quanto non era qualche decennio fa. Dove molte cose si consideravano assodate ma delle quali non si conoscevano i presupposti scientifici. Insomma, oggi l’ingegneria naturalistica è molto più complessa (seppur semplice nella sua applicazione) e richiede professionisti altamente preparati in diverse discipline: idraulica, fitosociologia, matematica dell’analisi multivariata, scienze e tecniche delle costruzioni, agraria, botanica, solo per citar-ne alcuni.
Oggi la realizzazione di una palificata non è solo la costruzione di un muro a gravità costituito da pietre, terreno e legno… ma è l’applicazione di uno studio che in-terezza l’interazione intima delle piante con il terreno, delle forze e delle risultanti di questa interazione. E quando in gioco ci sono organismi viventi non è facile pre-vedere la loro attività e il loro gioco nella opera: l’imprevedibilità è sempre presente. Le variabili in gioco sono tantissime e non sempre, allo stato di fatto, è pos-sibile prevedere l’efficacia e l’importanza.

Del resto il termine ingegneria naturalistica venne adottato in italia per la prima vol-ta nel Primo Congresso di Ingegneria Naturalistica,nel 1990, organizzato a Torino quale traduzione del tedesco ‘Ingenieurbiologie’. E prima ancora era utilizzato il temine “Bioingegneria”. Oggi, molto probabilmente, anche il termine di ingegne-ria naturalistica non esprime appieno il concetto e l’applicazione di principi e leggi come fini a sé stessi. Mettere un tronco di castagno sotto uno strato di terra in una palificata doppia non è come mettere un pezzo di acciaio in uno strato di cemento. Sotto quello strato di terreno, succedono cose bellissime da un punto di vista bio-chimico ed ecologico. Così come cose bellissime succedono quando in quello stesso terreno mettiamo a dimora semplici talee che radicando si legano in un tutt’uno con quell’ambiente e sono causa effetto di migliorie strutturali altrimenti non esi-stenti.

L’ingecologia è tutto questo. Un’armonia di meccanismi dinamici che non può es-sere schematizzata come semplice impiego di materiale vegetale, vivo o morto, per il consolidamento di un pendio. Contrastare quelle forze destabilizzanti con una palizzata è intervenire nell’essenza stessa di quell’ecosistema non semplicemente op-ponendo altre forze ma curvando nel rispetto delle leggi l’intero sistema fisico, chimico e biologico.

Ecco perché l’ingegneria naturalistica non può e forse non è, la tecnica di mettere a dimora piante, semplicemente perché piante, in un’area di intervento. Ci deve essere uno studio fitosociologico a priori responsabile della scelta di impiegare questa o quell’altra specie. Non è naturale impiegare salici o robinie solo e semplicemente perché posseggono caratteristiche biotecniche consone al loro impiego nelle opere di I.N.

Per tutti questi motivi, ho preferito intitolare questo libro con questo termine nuovo: ingecologia. Perché credo e sono convinto che qui si tratta non solo di mera unione di ingegneria e ecologia e di principi naturalistici… ma si tratta di ben altro. E l’enorme mole di articoli scientifici e di ricercatori che si dedicano a queste cose lo dimostra.
Forse, e francamento lo spero, il tempo mi darà ragione.

P. Martino
tratto dal testo: ingecologia naturalistica
prossima pubblicazione.

ingecologia è un termine riservato.

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